ESSERE “FIGLIA DI”

Mio padre Leo, come la Nonna Angioletta, ha intrapreso l’attività di commerciante di calzature aprendo, insieme a suo fratello Michele, tre boutique sul corso centrale della città di Manfredonia che oggi sono un importante realtà sul territorio pugliese.

Pensate che sia facile per me essere sua figlia?

Credetemi, non per vittimismo ma quando oggi alcuni mi dicono “Ma perché sei andata a Milano con tutto quello che avevi qua?” vorrei gridare:

1- che cazzo significa? Solo perché mio padre ha un’attività io non posso seguire i miei sogni??

2- per VOIIIIII!

Si, perché è facile dire “ma che ti importa, tu non dare retta” cosa che oggi mi viene spontanea e naturale e me ne frego ma a 19 anni, dopo aver subito persino a scuola da professori di una certa età, ingiustizie solo perché fossi “la figlia di” voi che avreste fatto? Non avreste avuto voglia di scappare??

Non sopportavo più l’ignoranza, la cattiveria, i pregiudizi e soprattutto rendermi conto di quanto la gente sia materialista e viva di cose futili e senza valore.

E come allora oggi quei valori vengono sempre meno e si tenta sempre più a vivere di apparenze, di finzione e di convenienza. Ma nessuno ne parla in quanto ritengo sia molto più importante che parlare sempre e solo di outfit, di beauty e di posti lussuosi in cui si va.

Un mondo FINTO che non si preoccupa dei deboli, di chi magari possa compiere atti folli o di sopraelevare i pregi che ogni persona ha dentro invece che l’estetica e i milioni che indossa.

Possiamo condurre una vita lussuosa o meno ma alla fine quello che dovrebbe contare è la persona che sei e quello che dai non i soldi che hai o che mostri di avere.

Provavo odio nel sentire frasi del tipo “sei vestita interamente Cesare Paciotti oggi, ma che hai anche le mutande?” oppure “cavolo, La Paglione ha una Louis Vuitton quindi non possiamo più uscire con lei ora” oppure “quanto spendi per i trucchi mamma mia! Ma noi anche con quelli di un euro facciamo paura!” e potrei continuare all’infinito e menzionare anche tutti i dispetti ricevuti ma ve lo risparmio.

Tornavo a casa e mi chiedevo :” Ma qualcuno mi ha chiesto come sto? Come va all’università? Si è accorto del mio altruismo e della disponibilità dei miei genitori nell’essere sempre presenti organizzando grandi pranzi e cene a casa o venendoci a prendere di notte in qualsiasi parte del mondo ci trovassimo? Della mia compagnia e del bene sincero? Etc….”

Dopo un po’ si, pochi ,ma qualcuno l’ha capito finalmente.  

I più tristi erano i genitori che dicevano “scusami ma noi non stiamo bene come te perciò mia figlia non può venire in quel locale”

AMEN

La mia esperienza ad Oxford mi ha aiutata tanto e grazie all’incontro con ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo e che non sapevano niente di me finalmente ho trovato la mia pace.

L’essere amata e apprezzata per quello che sei è stupendo e così l’autostima è cresciuta man mano facendomi diventare l’uragano che sono oggi.

Oggi non mi faccio più quelle domande perché sto così bene con me stessa che riesco ad affrontare qualunque cosa accada, dalla più bella alla più brutta a volte con più difficoltà (piango giornate intere e poi canto per sfogarmi) a volte più facilmente, ma guardo il mondo con la stessa tristezza che a 19 anni mi causava la Superficialità che ci circonda.

C’è troppa superficialità in questo mondo e spero che da quest’altra parte, insieme a quelli che come me credono nei valori veri, si possa vivere sereni aiutando chi ancora non l’ha capito che nella vita contano l’umanità, l’umiltà, la sincerità, l’onestà e la semplicità.

Oggi qui, dall’altra parte del mondo, si sta meglio!

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